Ai piedi del Vulcano di Roccamonfina, nel piccolo comune di Tora e Piccilli, la tradizione popolare tramanda una curiosa leggenda: si racconta di un posto maledetto, infestato da spiriti maligni che in un lontano passato si aggiravano sulla superficie ardente della lava appena eruttata, per dirigersi verso una vicina fonte d’acqua e abbeverarsi.

Sembra uno di quei racconti frutto della fantasia degli abitanti del luogo (di solito molto diffusi nei piccoli borghi), ma come accade spesso, gratta gratta, alla base c’è sempre un fondo di verità.
In effetti questa leggenda è stata alimentata per molto tempo da numerose e strane presenze.
Parliamo di tracce profonde e di grandi dimensioni, visibili sulla superficie di uno strato di roccia, la cui forma ricorda l’impronta di un tacco equino o caprino.
Una testimonianza di queste impronte risale già agli inizi dell’800, quando furono portate alla luce da una pioggia torrenziale.
Gli abitanti, forse vinti dal timore di trovarsi di fronte a qualcosa di sconosciuto e inspiegabile, hanno da sempre evitato questo luogo, passato alla storia col nome di Ciampate del Diavolo.
È trascorso più di un secolo dal rinvenimento, ma solo qualche decennio fa è emersa una sorprendente verità sulle Ciampate.
Gli studi condotti da alcuni ricercatori hanno rivelato che ci troviamo di fronte a un centinaio di orme fossili, lasciate da ominidi che si muovevano su questo versante della montagna circa 350mila anni fa.
Le grandi dimensioni delle impronte si spiegano in maniera semplice. Dopo una delle tante eruzioni che hanno interessato la zona, circa 380mila anni fa, il materiale piroclastico, accumulatosi alla base del vulcano, ha raggiunto una plasticità e una temperatura tale da consentire agli omini di di camminarvi sopra e di lasciare le impronte dei loro piedi.
È così che la massa lavica ha catturato e custodito per millenni il momento in cui degli individui del genere Homo hanno attraversato questo punto della collina, lasciando una indelebile traccia del loro passaggio.
Questa scoperta straordinaria ci rivela qualcosa di molto importante su questi nostri antenati. Osservando in maniera attenta la forma e la direzione delle orme, gli esperti hanno dedotto che appartengono a individui che avevano un portamento molto simile al nostro, camminavano in posizione eretta e si tenevano in equilibrio con l’aiuto delle braccia; infatti, lungo la parete della collina, in alcuni punti, sono visibili impronte di mani di un ominide che si è appoggiato per evitare ruzzoloni durante la discesa.
È da ricordare che questo è l’unico caso conosciuto al mondo di tracce fossili di una mano.
In tutto il pianeta si conoscono solo due siti più antichi e si trovano in Tanzania e in Kenya.
Tutto ciò contribuisce a rendere le Ciampate del Diavolo un sito paleontologico davvero unico, di eccezionale importanza a livello mondiale, sia per il suo ottimo stato di conservazione sia per la possibilità di datare e conoscere i vari livelli di roccia e le attività degli uomini che hanno abitato qui durante la preistoria.
Il sito si trova nelle vicinanze della chiesa di Sant’Andrea, raggiungibile facilmente dal borgo di Tora, in località Foresta.
Da qui, indossate scarpe comode e un abbigliamento adatto, diversi sentieri naturalistici (che ripercorrono antiche mulattiere) permettono di scoprire, oltre le Ciampate, anche tutto lo splendido territorio circostante.

Curiosità

Le tracce presenti sulla collina seguono due piste

La prima conserva 27 impronte e ha un andamento a zig-zag, mentre la seconda, con 19 impronte, distante solo qualche metro, ha un andamento rettilineo e prosegue in un tratto leggermente ripido.
Probabilmente, per questo motivo chi ha seguito questo secondo tracciato è scivolato, come testimonia l’impronta della mano impressa sulla roccia, che ha utilizzato per frenare la caduta e/o per rialzarsi.
I piedi degli individui, di cui è stato trovato anche il calco dell’alluce, misuravano circa 20 centimetri di lunghezza e 10 di larghezza (equivalenti più o meno ad un numero 34 di scarpa).