di Letizia De Crosta

Tutti conoscono la passione di Ferdinando IV di Borbone per il vino Pallagrello, ormai passata alla storia.
La fama della Vigna del Ventaglio, impiantata alla fine del ‘700 nelle terre di San Leucio, è giunta fino a noi oggi.
Che Ferdinando fosse geloso dei suoi vigneti lo sappiamo anche dalla lapide che fece istallare sul colle Monticelli, a Piedimonte Matese, dove vietava a chiunque di camminare nell’amata vigna. Peccato che, all’epoca, il Re abbia degustato il suo tanto adorato vino… senza l’allegria delle bollicine! Sono passati più di due secoli da allora e, dopo diversi tentativi, un esperto enologo del Medio Volturno, Giovanni Piccirillo, ha superato le aspettative del Re di Napoli sperimentando sul Pallagrello Bianco processi di lavorazione particolari, per creare un prodotto nuovo di assoluta qualità: lo spumante Prima Gioia.
Da qualche anno,diversi viticoltori del territorio ci hanno abituato a gustare ottimi spumanti ottenuti da uve di Falanghina, Pallagrello Nero e altri vitigni.
Lo spumante di Pallagrello Bianco, al momento, rappresenta una novità nel settore vinicolo.

Non capita a tutti di poter assistere alla creazione di un prodotto di eccellenza, in più guidati da un esperto.

Approfittiamo subito dell’invito del dottor Piccirillo a visitare la sua masseria “Beati Colli”; è un appuntamento a cui non possiamo mancare.
Comincia così la nostra “escursione guidata” per scoprire come nascono le bollicine dello spumante di Pallagrello.
La famiglia Piccirillo si lascia ispirare da un unico, importante, principio: “Per ottenere un vino sano, bisogna partire da un’uva sana”.
Durante tutta la raccolta, quindi, si fa grande attenzione a non danneggiare gli acini di uva, e a scartare quelli non perfettamente integri.
Entrati in cantina veniamo subito colpiti dal profumo inebriante del mosto.
La mente vola al ricordo di qualche decennio fa, quando si aspettava il mese di ottobre per vedere intere famiglie impegnate a raccogliere l’uva e produrre il vino sufficiente a soddisfare le necessità della casa.

L’odore del mosto riempiva le strade dei piccoli comuni, e dalle cantine si sentiva il rumore del torchio che portava il tempo al ritmo di ogni secondo.

La Presa di Spuma

La nostra visita continua… osserviamo le bottiglie in attesa della “presa di spuma”.
Dopo lunghe e meticolose procedure, il vino viene sottoposto a una seconda fermentazione per liberare l’anidride carbonica necessaria a creare l’effetto effervescenza.
Tutta questa fase di spumantizzazione avviene completamente in bottiglia, come prevede il metodo classico, meglio conosciuto come metodo champenois.
Quando la fermentazione può dirsi completata, le bottiglie vengono posizionate gradualmente a testa in giù, per far depositare i residui all’altezza del collo, che può essere anche congelato con appositi macchinari.
Successivamente, la feccia viene espulsa per effetto della pressione, stappando velocemente la bottiglia.
Si esegue poi una nuova tappatura e, infine, viene montata la gabbietta per rinforzare la chiusura.
Certo le cose sono un po’ cambiate rispetto a qualche anno fa.
I produttori di vino sono sempre più esperti e utilizzano tecnologie anche complesse per le varie fasi di lavorazione.
Tuttavia, stringere tra le mani una bottiglia che contiene il frutto di tanto lavoro regala sempre le stesse, autentiche emozioni.

Degustazione

A conclusione dell’escursione guidata, il  nostro ospite ci invita a degustare una flûte della sua recente creazione. E’ proprio vero! Le bollicine mettono grande allegria.
Quel frizz esalta le papille gustative, amplificando i sapori e i profumi: “è una pausa di brio e di festa”, che non trova paragoni con nessun’altra bevanda.
Le perle dorate che risalgono il calice hanno un aspetto veramente magico ed elegante.
Quindi, non rimandiamo oltre… leviamo i calici e festeggiamo. Saranno molte le occasioni per dirsi “auguri” con le bollicine di Pallagrello Bianco.