A passeggio tra i borghi del Vulcano Roccamonfina

vulcano Roccamonfina

Borghi, natura, panorami e buon cibo sono il mix perfetto per chi vuole impiegare al meglio il proprio tempo libero e, come ben sappiamo, il Medio Volturno è la meta che soddisfa le aspettative di questo tipo di visitatore.
L’itinerario che vogliamo proporvi in questo articolo è una vera passeggiata tra i borghi del Roccamonfina, che è possibile fare sia in macchina che in mountain bike. Come tutti gli altri che vi suggeriamo, anche questo percorso è di natura slow; quindi concedetevi del tempo, rilassatevi e decidete da dove partire e cosa visitare tra i numerosi punti d’interesse che vi suggeriamo, con la possibilità di percorrere interamente l’itinerario o di suddividerlo in più tappe.

Il viaggio di Guideslow attraverso i borghi più belli del Medio Volturno parte da Tora e Piccilli, due piccoli centri che formano un unico comune, situato a un paio di chilometri dal bivio che si trova lungo la SS 6 Casilina, che da Vairano Scalo conduce verso Mignano Montelungo.

Il borgo di Tora e Piccilli

Tora, il capoluogo comunale, si trova su una delle pendici del vulcano Roccamonfina. Il suo aspetto è quello di un tipico borgo medievale, raccolto sulla sommità di una collina intorno alla bellissima torre normanna, resa famosa dalla manifestazione che ogni anno rievoca il suo incendio e l’assedio del borgo. La storia di questi luoghi è antica oltre che molto affascinante. Per godere di una bella passeggiata a Tora e Piccilli bisogna lasciare l’auto nella piazza principale e seguire via Castello per risalire verso la torre. La passeggiata nel centro storico permette di raggiungere diversi punti panoramici da dove è possibile ammirare l’intero paesaggio circostante, costellato di castagneti e boschi di querce.

La Torre Normanna di Tora e Piccilli

È un maestoso edificio risalente al XII secolo, alla piena epoca normanna. Tutti coloro che si spostavano tra Lazio e Campania, sul versante orientale del Roccamonfina, non potevano sfuggire al controllo delle guardie appostate sulla torre che, nonostante i vari rifacimenti, ha sempre conservato l’originaria funzione di punto di avvistamento. Dal 1888, la sua sommità ospita un’enorme campana realizzata da maestri napoletani. Lungo tutto il percorso per raggiungere la torre si susseguono grandi palazzi signorili, alcuni dei quali si distinguono per le grandi dimensioni, come il Palazzo Ducale fatto costruire dalla famiglia dei Galluccio intorno alla metà del Settecento.

Curiosità: il silenzio dei giusti

Il forte senso di accoglienza di torani e piccilesi è documentata anche dalla storia. Durante gli eventi che segnarono il secondo conflitto mondiale, Tora e Piccilli ospitò diverse famiglie di ebrei provenienti da Napoli. L’intera comunità, compreso il podestà, rimase in silenzio e nascose la loro presenza ai tedeschi che giunsero qui dopo l’8 settembre (quando l’Italia passò dalla parte degli anglo-americani) per razziare e deportare prigionieri. La scelta fatta dalla comunità di Tora e Piccilli è passata alla storia come “il silenzio dei giusti”. È l’unico esempio in Italia di una cittadina che si è interamente schierata a favore della comunità ebraica. Sicuramente un motivo in più per spingersi fin qui e scoprire la magica atmosfera di questo luogo.

Le Ciampate del Diavolo

A più di un secolo dal loro rinvenimento, in località Foresta, è emersa la verità sulle Ciampate del Diavolo. Le tracce presenti su uno strato roccioso (frutto di un’eruzione del vulcano Roccamonfina), che antiche leggende vogliono impresse da demoni e spiriti maligni, sono in realtà impronte di piedi lasciate dal passaggio dei primi uomini che hanno abitato questi luoghi, durante uno dei loro spostamenti alle falde del vulcano. Si contano, ad oggi, un centinaio di orme che seguono diversi percorsi e, in un solo caso, compare anche un’impronta lasciata da una mano.

Quello de Le Ciampate del Diavolo è il terzo sito paleontologico più importante al mondo per quanto riguarda la presenza di orme umane, sia per la sua antichità che per l’ottimo stato di conservazione delle tracce, capaci di rivelare tanti segreti sulle abitudini e capacità dei nostri antenati vissuti circa 350mila anni fa.

Convento di Sant’Antonio

Lungo la strada che collega Tora a Piccilli, nel 1709, il duca e barone Francesco Galluccio fece costruire una chiesa e un convento dedicato a Sant’Antonio per donarlo ai frati Cappuccini. Nel corso del tempo ha avuto diverse funzioni, da municipio a ospedale garibaldino. Nel 1904 il complesso religioso fu restituito ai frati Cappuccini per poi ospitare la Comunità Mariana “Oasi della Pace”. Secondo una simpatica tradizione, ai frati del convento veniva regalato un maiale ritenuto sacro perché donato a Sant’Antonio. I più anziani ricordano ancora, nei loro racconti, di un maialino che circolava liberamente per il paese con una campanella al collo che attirava l’attenzione degli abitanti, i quali erano soliti dargli qualcosa da mangiare. Consumato il pasto, il maialino faceva ritorno allegramente al convento.

Da Tora e Piccilli si può imboccare via Santissimi Filippo e Giacomo e percorrere circa sei chilometri per raggiungere il comune di…

Conca della Campania

Anche a Conca della Campania gli ospiti vengono accolti dal castello che affaccia sulla piazza principale. Questo risale al XII secolo, ma mostra molti rimaneggiamenti avvenuti nel corso del tempo; infatti intorno al Cinquecento è stato trasformato in una residenza che conserva un bellissimo ciclo di affreschi. Oggi si può ammirare la cappella ottocentesca dove è custodita la statua della Madonna della Libera, in legno di cedro del Libano.

I monaci benedettini dell’Abazia di Montecassino si insediarono qui nell’VIII secolo, bonificarono i terreni e costruirono i primi villaggi e case coloniche. Ad attirare i frati furono proprio i terreni fertili e il clima mite e salubre del luogo. Il paesaggio di Conca della Campania, infatti, complici le passate attività vulcaniche e la favorevole posizione geografica, presenta particolarità veramente uniche.

La cascata di Conca della Campania

Conca della Campania è famosa per le sue bellissime cascate. Quella di Rivo di Conca si raggiunge facilmente superando la “casa del Mugnaio” e seguendo il sentiero che scende verso il ponte in pietra che scavalca il Rivo. Da qui si può osservare lo straordinario salto nella gola sottostante. Seguendo il sentiero segnalato, immersi in una vegetazione rigogliosa di muschi, fiori e felci, si scende giù nella gola per ammirare i mulini in pietra e la cascata in tutta la loro magnificenza. È possibile proseguire lungo il sentiero e ritornare verso il ponte in pietra. Il circuito ad anello è molto semplice e percorribile da tutti, anche dai bambini, che rimangono sempre estasiati dalla bellezza selvaggia di questo luogo.

Curiosità

Tra i maggiori ospiti di Conca possiamo ricordare Pietro Porcinai, famoso architetto paesaggista che ha realizzato grandi opere in tutta Italia. A Conca ha creato un parco dove si mescolano lo stile del giardino inglese con quello classico italiano, la Pineta Bartoli Galdieri, dove l’architetto raccolse una ricca collezione di specie botaniche provenienti da tutto il mondo.

Terminata la visita a Conca della Campania, l’itinerario porta verso il cuore del vulcano per scoprire non certo il magma ma la bella Roccamonfina, una cittadina molto attiva e animata, famosa per le ricche sorgenti d’acqua e i suoi caratteristici castagneti.

Santuario della Madonna dei Lattani a Roccamonfina

Come prima tappa consigliamo sicuramente una visita al Santuario della Madonna dei Lattani, che si raggiunge lasciando la strada provinciale 14 e imboccando via Lattani. La strada conduce su uno dei rilievi situati all’interno del vulcano. Posto a circa 850 metri slm, il Santuario gode di una meravigliosa posizione panoramica. La sua fondazione è attribuita a San Giacomo della Marca e San Bernardino da Siena, che realizzarono un piccolo edificio che ha subìto diversi rimaneggiamenti nel corso del tempo, fino al restauro degli anni ’60 del secolo scorso.

Di particolare bellezza è il chiostro, delimitato sui quattro lati da splendidi portici, archi e volte affrescate con motivi vegetali e scene che ritraggono momenti della vita di San Francesco.

Passeggiata nel borgo di Roccamonfina

Terminata la visita al Santuario è possibile spostarsi verso il centro cittadino, fare una passeggiata tra i negozi e assaggiare qualche prodotto locale, ricordando che nel periodo autunnale il territorio di Roccamonfina regala i suoi migliori frutti: funghi e castagne. Ogni anno, a ottobre, le vie della città si riempiono di stand e visitatori, provenienti da tutta la regione e oltre, per partecipare alla Sagra della Castagna e del Fungo Porcino. In questa occasione si possono gustare piatti della tradizione a base di prodotti di stagione.

Borgo di Cerquarola

Avendo a disposizione scarpe comode e un po’ di tempo, si può raggiungere in auto il convento di San Domenico, a poche decine di metri dal centro di Roccamonfina, e incamminarsi lungo la mulattiera che porta in località Cerquarola. La passeggiata è breve e si cammina completamente immersi nella natura. La destinazione è il borgo fantasma di Cerquarola, un sito di origine medievale abbandonato dai suoi abitanti in seguito a un terremoto. È molto suggestivo camminare lungo le mura difensive e tra i ruderi in pietra ricoperti dalla vegetazione. Tra le strutture ancora visibili vi è una neviera, una sorta di magazzino dove veniva raccolta la neve che cadeva d’inverno per consumarla sotto forma di ghiaccio durante i mesi caldi.
Completata la visita a Roccamonfina, proseguendo lungo la strada provinciale 111, si fa rotta verso…

Teano

Sin dall’antichità è stato un centro con un ruolo da protagonista nel territorio, a partire dalla fondazione da parte dei Sidicini intorno al IV secolo a.C. Il coraggio e il valore di questo popolo fu tanto grande da resistere per secoli alla conquista romana; infatti fu tra gli ultimi popoli italici a cadere sotto il dominio di Roma. È una cittadina ricca di arte e storia, che riesce a sorprendere anche per la bellezza del paesaggio che la circonda, inserita nel Parco Regionale di Roccamonfina – Foce del Garigliano.

Proprio a Teano si trova uno degli esempi più belli di archeologia industriale: le Ferriere borboniche del torrente Savone, una grande industria realizzata dai Borbone e attiva almeno fino agli anni ’60. L’energia utilizzata dai macchinari veniva prodotta dalle correnti del torrente e le sue incantevoli cascate. Le Ferriere non sono facilmente accessibili a causa della vegetazione.

Il museo di Teano

Il museo di Teano è ospitato in un bellissimo edificio quattrocentesco, conosciuto col nome di Loggione o Cavallerizza, un vero museo del territorio che racconta la storia della città dalle origini alla conquista romana. Il percorso si snoda attraverso sette sale, dove sono conservati circa mille reperti provenienti dagli scavi condotti dalla Soprintendenza in tutto il territorio circostante.

Il teatro romano

Teano si scopre un po’ alla volta. Tra le mete più interessanti merita particolare attenzione sicuramente il teatro romano, situato a ridosso della collina di Sant’Antonio. Risalente al II-I secolo a.C., è considerato uno dei più antichi teatri poggianti su arcate. Doveva far parte di un grande complesso monumentale dominato da una terrazza sulla quale si trovava un tempio probabilmente dedicato ad Apollo. Fu restaurato in età augustea, quando Teano divenne colonia romana e per l’occasione fu arricchito di marmi preziosi e raffinate decorazioni (Foto di Antonio De Simone).

La Basilica di San Paride

È stata edificata nell’XI secolo sul luogo dove, secondo una leggenda, San Paride annientò il culto pagano del dragone per instaurarvi un culto cristiano nel corso del IV secolo. È un bellissimo edificio in tufo realizzato secondo lo stile dell’architettura romanica, che conserva nei suoi sotterranei i resti di un tempio paleocristiano regolarmente visitabile… se non si soffre di claustrofobia.

Per info e visite guidate a Teano
Pro Loco Teano e Borghi
Tel. 0823 886554 – 328 1140664

Le destinazioni segnalate nell’itinerario sono solo alcune delle meraviglie da scoprire in questi comuni, tra sentieri naturalistici, enogastronomia e siti d’arte. Qui convivono tradizioni, profumi e abitudini di un tempo lontano, per nostra fortuna ancora molto radicate. Provate a trascorrere un fine settimana nei luoghi del buon vivere, per scoprire la bellezza e le emozioni che solo territori come questi sanno regalare.